James Blake, giovane, giovanissimo, classe 1988 ha suonato e cantato il suo album d’esordio nel 2011, lasciando a bocca aperta il pubblico elettronico, un inizio folgorante in piena epoca dubstep: quando le star come Madonna o Britney Spears fecero comparire nei loro album una traccia con suoni dubstep a sottolineare come fosse un fenomeno musicale che non può essere ignorato. James Blake creò una sonoritĂ altamente personale tanto che qualcuno ha coniato il termine: post-dubstep. Un genio, davvero! Proiettato in un panorama frizzante di DJ e musicisti giĂ di altissimo livello nell’ambito elettronico inglese.
Dopo due EP che forse non hanno saputo mantenere il livello (“Enough thunder” e “Love what happened here”), in molti temevano un secondo album inferiore al primo. Invece il musicista maledetto, che suona di solitudini urbane in un mood musicale cupo, stupisce di nuovo. “Overgrown” è un altro capolavoro, undici tracce di cui tutte potrebbero essere singoli, mantiene l’impronta ed è piĂą maturo rispetto al primo disco. Di se dice: “I don’t wanna be a star/But a stone on the shore/Long door, frame the wall/When everything’s overgrown”.