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Daft Punk – Random Access Memories

Il giorno in cui i Daft Punk suonarono a Torino, al Traffic nel 2007, la mia amica Vale non potè esserci e ancora adesso dopo 5 anni quando lo racconta è risentita. Perchè tutti le dicono che è stato il concerto più bello che abbiano mai visto. Io lo sentii i lo vidi e posso testimoniare che a Torino è stato il più bello.
Il primo disco dei Daft Punk fece il botto, io probabilmente avevo la cassetta e la consumai. Nel tempo sono scesi un po’ sotto tono, ma ora sono tornati di nuovo con il botto. Che non fossero solo dei DJ si era capito subito, e dopo aver percorso le stade dell’elettronica hanno deciso di esprimere tutto il loro potenziale senza limiti di nessun genere. Il loro manifesto lo enuncia Giorgio Moroder nella 3° traccia “You want to free your mind about a concept of harmony and music being correct, you can do whatever you want. So nobody told me what to do, and there was no preconception of what to do”.  Appena ho letto il titolo della traccia, ancor prima di ascoltarla ho realizzato: ecco da dove arrivano i vocoder delle loro canzoni in tutti i vecchi dischi dei Daft Punk. Moroder era stato un precursore dell’uso del sintetizzatore allicato alla voce, loro devono averlo ascoltato molto e così hanno voluto dedicargli un tributo.
La differnza di questo disco rispetto a tutti i precedenti è senz’altro la forte componente strumentale. Con il suono della batteria mi è subito venuto alla mente Robert Miles che ho riscoperto in Th1rt3en (cui hanno collaborato Robert Fripp, Mike Patton e John Thorne) dopo che con Children era andato nel dimenticatoio. Avevo catalogato Robert Miles come un DJ capace di liriche orecchiabili, ma lui invece è sempre stato un musicista. Così i Daft Punk hanno sentito che l’elettrinica era un abito troppo stretto e hanno deciso di collaborare con grandi strumentisti, musicisti e cantanti. Vice e Intel infatti hanno realizzato dei corti che si intitolano The Collaborators proprio attorno alle personalità musicali che hanno dato il loro contributo al disco. Tra gli altri Pharrell Williams e Panda Bear, performer dalla voce inconfondibile che amo molto e che ho riconosciuto al primo ascolto.
Il mio giudizio è che si tratta di una pietra migliare, un disco che verrà ricordato nel tempo.
Valenitina dice che questo non era l’album che si sarebbe aspettata dopo 5 anni dal precedente (escludendo la colonna sonora per Tron) ma che comunque ne è rimasta colpita. Felipe dice che questo era proprio il disco dei Daft Punk che voleva, io sono completamente concorde: Vale secondo me devi solo ascoltalo ancora qualche volta e scoprirai che già ne avevi la nostalgia prima che uscisse 🙂

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