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Dietro al mirino

La fotografia può essere un turista che va in vacanza al mare e fa la foto in spiaggia con gli amici, ma può anche essere uno stile di vita. Come uno scrittore non è colui che sa scrivere bene, ma è colui che sa osservare la vita in profondità e ritrasmetterla agli altri dopo averla filtrata con la lente della sua coscienza.
Ho iniziato a fotografare a 8 anni con la macchina a priorità di diaframmi di mio padre. Guardare il mondo da dietro un mirino ha subito conquistato il mio carattere naturalmente introspettivo. In un discorso, piuttosto che far valere la mia opinione, io preferico ascoltare, osservare, imparare. Osservo il mondo e a volte mi piace fermarlo immortalandolo in uno scatto. Fermo il tempo per chi voglia osservare frammenti del mio vissuto, delle esperienze che ho attraversato, degli sguardi incrociati, delle persone conosciute, di quelle immaginate e di luoghi sognati.
Sono un cecchino, un imbalsamatore di istanti, appostato nella vita, mi rendo invisibile perchè il comportamento del nemico non sia influenzato dalla mia presenza. Respiro lentamente, con circospezione. Eccolo! Avvicino il mirino al mio occhio, lo tengo sotto tiro. Clack. Preso, ucciso! Ho ucciso l’istante appena trascorso, sarebbe morto da se, ma io ammazzandolo l’ho reso immortale.
A volte la fotografia da arte diventa un servizio e allora i fotografi scattano per i momenti che valgano per gli altri anche se valgono poco per se stessi, osservano e cercano di rendere al meglio quello che vedono.

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